Özdemir İnce ha scritto una poesia nel 1978 in occasione della scomparsa di Bedrettin Cömert, che è stata recitata anche dagli studenti universitari, l’anno scorso, in occasione delle proteste contro le politiche delle università.
La traduzione in italiano è a cura di Yüksel Ersoy.
Bedrettin Cömert – Non finisce la primavera dell’ uomo bello
Özdemir İnce
Ho chiesto di Bedrettin ai fiori
“Egli è un garofano” hanno detto
“sta sul collare dei tempi
rosso, con odore di bruciato”.
Ho chiesto di Bedrettin ai nostri tempi
“Era uno, ora si sono multiplicati,
sono diventati due, trenta, quaranta, cento, mille” ha detto,
“la primavera degli uomini belli non ha fine”.
Ho chiesto di Bedrettin al proiettile,
“Io ero soltanto uno strumento” ha detto,
“come ogni strumento della terra,
un prigioniero senza identita’ senza personalità ”.
Ho chiesto di Bedrettin alla morte
“É andato” ha detto, “ma ritornerà,
ritornerà un giorno, non l’ho voluto io,
mi ci hanno inviato”.
Ho chiesto di Bedrettin a Bedrettin,
“Verremo insieme” ha detto, “senza suonare la tromba,
con la carne, le ossa, ed il respiro del nostro popolo,
ritorneremo cosi come ce ne siamo andati,
senza mancanze e certamente in più”.
“Non chiederò più a nessuno di Bedrettin,
Dopo che Bedrettin ha detto così,
Ritorneranno senz’altro così come se ne sono andati,
Potrebbe il corpo essere disperso e la faccia sparita,
Ma la loro primavera è un gioello infinito:
la carne, le ossa ed il respiro del nostro popolo”.
(Ankara, Luglio-Settembre 1978)
Bedrettin Cömert – Tükenmez güzel insanın baharı
Özdemir İnce
Çiçeklere sordum Bedrettin’i,
“O bir karanfildir,” dediler,
“kırmızı, yanık kokulu,
durur çağımızın yakasında.”
Çağımıza sordum Bedrettin’i,
“Birken iki oldular, otuz, kırk oldular,
yüz oldular, bin oldular, çoğaldılar,” dedi,
“tükenmez güzel insanların baharı.”
Kurşuna sordum Bedrettin’i,
“Ben bir aracıydım,” dedi,
“bütün aracıları gibi yeryüzünün,
kimliksiz, kişiliksiz bir tutsak.”
Ölüme sordum Bedrettin’i,
“Gitti,” dedi, “ama yine gelecek,
bir gün tekrar geri dönecek,
ben istemedim, gönderdiler.”
Bedreddin’e sordum Bedrettin’i,
“Birlikte geleceğiz,” dedi, “sûr çalmadan,
etiyle, kemiğiyle, soluğuyla halkımızın,
nasıl gittiysek öyle geleceğiz,
eksikli değil ama mutlaka fazla.”
“Sormam artık kimseye Bedrettin’i
Bedreddin böyle konuştuktan sonra,
Nasıl gittiyseler öyle gelecekler demektir;
Beden dağılmıştır belki yok olmuştur suret,
Ama tükenmez bir cevherdir onların baharı:
Etidir, kemiğidir, soluğudur halkımızın.”
(Ankara, Temmuz-Eylül 1978)